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Bagno in Dio

La comunità cristiana, quando si riunisce, lo compie “nel nome” del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Se il lemma “nome” inteso nel significato originario semitico (che, grosso modo, corrisponde alla nostra aristotelica “essenza”) non è una semplice emissione collegata di sillabe, ma una convinzione di fede, allora ogni evento che si realizza “nel nome” di Dio, è un entrare in Dio.

Ogni incontro di fedeli in Cristo, è un autentico tuffo, un’immersione nel mistero trinitario. Anzi è un dichiarare con fede di trovarci in questa atmosfera divina.

Ecco perché messa, breviario, famiglia, comunità religiosa, incontro di credenti dentro e fuori dei movimenti cristiani, sono immettersi nella gioia di Dio.

Se, per esempio, la messa non è vissuta come gioiosa e allegra introduzione nel “nome” del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ma è un triste e noioso onere festivo, certamente la nostra immersione nella Trinità non potrà usufruire molto della effusione dello Spirito di Dio. Prepararci alla messa (festiva o quotidiana), è un prepararci al divertimento, o al carnevale quotidiano, se ricordiamo le frasi di Giuseppe da Copertino. Santo torturato dalla gererchia romana, e godente dell’incontro trinitario con Dio.

Se convinti della nostra immersione trinitaria, non ci importa più molto di quello che dobbiamo fare, di quanto fervore dobbiamo raggiungere, di come ascoltare l’omelia, ecc:, ma resteremo lì, tuffati nel bagno trinitario (“oceano di pace”, canta un inno delle Ore canoniche), lasciandoci permeare e intridere della presenza di Dio: entri Egli in noi, come gli garba. 

Che lo Spirito di Dio ci aiuti a comprendere il nostro quotidiano bagno in Dio.

GCM 18.08.11, pubblicato 25.11.11