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Realismo magico del Natale

Chi rammenta qualche sprazzo della letteratura italiana del mil-lenovecento, ricorda anche che un autore aveva inventato il realismo magico: una frase allusiva e allegorica produceva l’effetto concreto di ciò che essa esprimeva astrattamente.

Il Natale fu qualche cosa di simile per il fervore di S. Francesco. Per lui il bambino non era una statua. Ma un piccolo essere vivente, da baciare, accarezzare, coccolare.

Tutta la liturgia si fregia di un certo realismo magico: rivivere la Passione, la Risurrezione, il Natale. Allora la liturgia non è più una pia finzione.

Ma è poi vero che “riviviamo” i misteri dell’esistenza di Gesù? Oppure li rappresentiamo in un palcoscenico?

 È possibile rivivere il Natale? Far rinascere Gesù da Maria?

È più facile vivere il Natale. Vivendo di Gesù Risorto, riviviamo in lui il suo valore e tutta la sua storia.

Il presepio è un richiamo potente ad accorgerci che tutta la vita di Gesù è entrata in noi. Il presepio diventa una semplice proiezione del nostro vissuto nel mistero di Gesù, un nostro vivere nel vivente, nel vivente di adesso, ossia eterno.

Il commuoverci al vedere il presepio, non può arrestarsi alla sensazione o alla critica estetica del “bello” o del brutto. Il commuo-verci è fede che si illumina e che sprigiona, se è fede cristiana.

Il realismo magico del Presepio, in realtà è il realismo della fe-de. La fede non si arresta nell’immaginare le cose di Dio, ma nel sa-perle vere e vive. Non è magia, è realtà. Misteriosa sì, ma realtà. Non una creazione della nostra fantasia, ma una penetrazione dello Spirito nei nostri cuori,che si elevano anche nel contemplare un presepio.

GCM 23.12.11, pubblicata 27.12.11