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Congratulazioni
 

Quando udiamo Gesù, che ci parla con il Vangelo, ci nasce la voglia di congratularci con lui.

Nella nostra esistenza ci siamo imbattuti, almeno qualche volta, in alunni entusiasti del loro maestro. Addirittura nel presentare il proprio profilo, molti artisti indicano la scuola da cui procedono. Forse sono ancora così poco sicuri di sé, che sentono la necessità di dichiararsi discepoli di qualcuno.

E noi, che continuiamo a frequentare la scuola di Gesù? Perché non ci congratuliamo entusiasticamente con lui, che ci indica perfino le profondità dell’infinito?

Dove troviamo una scuola simile, in cui le verità che apprendiamo, sono inconfutabili, perché nessuno può opporsi a Gesù sullo stesso piano. Tant’è vero che per sottrarsi all’assolutezza di Gesù, molte persone si adagiano in una meno impegnativa teosofia. Chi si è davvero incontrato con Gesù, non sa che cosa farsene della teosofia, per operare la propria pace e la propria salvezza.

Gesù ci attira e ci alletta, perché solo con lui possiamo esprimere quel profondo intuire la verità, che ci fa esclamare, con il filosofo:”Finalmente l’ho trovato!”.

Gesù ci rende entusiasti già solo all’ascolto della sua parola. E che cosa avviene quando ci accorgiamo di essere a contatto con la sua persona?

La parola di Gesù, già ci unisce a lui. Udirlo parlare è gioia e soavità: ci sentiamo benedetti. Però, quando nell’Eucarestia siamo uniti a lui, la soavità è più marcata, tanto che l’accorgercene ci sembra impossibile.

Quel “non sono degno”che la liturgia ci indica di dirgli, prima di ricevere il suo corpo, indica lo stupore per quanto sta per accadere. Gesù in noi. Congratulazioni a lui e a noi.          

GCM 10.07.11, pubblicato 20.10.11