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Servi di servi

Da  tempo immemorabile si è parlato del “potere delle chiavi” per indicare l’assoluta potenza del papato. Sì, le parole sono diverse, e stanno in quella doppia esse “S.S.”, che purtroppo ci ricorda i crimini nazisti, mentre è l’abbreviazione della posizione del Papa: servus servorum. Il servitore dei servitori, quello che, secondo il Vangelo, deve dare ai “conservi” il rifornimento al tempo dovuto.

Allora: “potere delle chiavi” o “servizio ai servitori”’?

Quando Gesù assegnò le chiavi a Pietro, le assegnò al portinaio, non al padrone; a un servitore, non a un despota.

Purtroppo nella società - civile religiosa scolastica familiare conventuale - le funzioni si trasformano in poteri, e il “minister” (=servitore) diventa ministro!

Il potere delle chiavi (del regno dei cieli) si commisura con lo scopo della funzione, non con la voluttà del funzionario. Lo scopo del potere delle chiavi, è contrassegnato dall’amore di Dio che salva: “Sono venuto non per condannare, ma per salvare”.

Tocca anche a noi fare in modo di non sottometterci passivamente al nostro “servo dei servi”. Il profeta piangeva, quando scoprì che “servi dominati sunt nostri!” ossia che i servi stavano diventando padroni.

Emerge allora un’esigenza. Se tutti siamo i servi di Dio (testo: servus servorum Dei!), nasce la necessità dell’armonia collaborativa. Essa ha inizio dal rispetto delle mansioni di tutti, principalmente delle mansioni più delicate e più esposte alla critica e al fallimento.

Rispetto cordiale, non mera sopportazione delle azioni dell’altro. Rispetto della qualità e dell’onerosità della mansione, coscienti che nessun compito è esente da difficoltà.

GCM 26.12.13