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Esaltazione dei santi


    Certo, è una sventura concepire i santi come uomini-più. Ci presentano i santi, come Omero presentava gli eroi. Sì: nella chiesa sembra ci siano uomini e donne, e poi una cerchia di superuomini (e superdonne) che superano gli altri, come Saul superava gli altri per statura. Perciò cristiani ed eroi, anche nella Chiesa. Da ciò deriva anche qualche forma di devozione. Eppure perfino Gesù lo sappiamo e lo trattiamo da fratello, pur essendo Dio, mentre i santi li poniamo in alto, non li sentiamo e non li trattiamo, da semplici nostri fratelli, che lodiamo per le loro opere (non al pari, ma un po’ meno di quanto lodiamo un giocatore di calcio!) e chiediamo la loro compagnia per essere aiutati.

    Nel sottofondo puerile della nostra persona rispunta sempre il bisogno fantasioso di riferirci a un eroe qualsiasi.

    Una delle conseguenze della nostra mentalità eroica sui santi, è quella di tenerli a distanza. La canzone, una volta in voga, diceva: “Sono una donna, non sono una santa”. Così i santi erano privati dell’umanità, e noi ci sentivamo bellamente dispensati dal compiere le loro stesse opere di fede, di speranza e d’amore.

    I santi, visti come eroi, dovevano dispensarci dall’essere santi in Gesù e nello Spirito: bastano loro a occupare l’emiciclo del Paradiso, mentre noi ci accontentiamo dello spazio riservato ai giornalisti e al pubblico.

    Faremmo un grande favore ai santi, se li sentissimo nostri fratelli.

    11.10.14