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Cristo e cristiani sono di tutti


    Gesù si raccoglie in preghiera davanti e nel Padre. E nella preghiera affiora la regione più profonda della sua esistenza, proprio là dove Gesù semplicemente “è”: Figlio di Dio, figlio d’uomo. Proprio nel più profondo del nostro esistere, là dove sta la radice della nostra vita, il nostro essere si abbevera nell’Essere di Dio, fonte e origine di ogni altro essere.

    Nel pregare emerge il nostro splendore nascosto, per sottolineare la nostra “eguaglianza con Dio” in Cristo e nel loro Spirito Santo.

    La preghiera di Gesù, non resta una preghiera imprigionata dentro di lui. Così come la sua verità non è prigioniera: la parola di Dio non è legata a nessun ceppo. Non è legata non per ribellarsi alle strettoie – come pretendeva di fare il liberismo ottocentesco e come tuttora pretende oggi di fare il laicismo – ma per un motivo più profondo e vitale. La libertà della parola di Gesù, non la si deve vedere sotto l’aspetto polemico, al quale ci tenevano scribi e farisei, ma soprattutto sotto la luce salvifica.

    Ciò che Gesù scopre e dice è assolutamente destinato a essere usato da tutti. Gesù è nel mondo per essere dono a tutti. Come lui concepisce una verità, questa è già destinata a essere possesso di tutti. Questo vale in modo particolare per i fratelli nella fede di Gesù.

    Altrettanto è dei cristiani. Quello che ciascuno di noi scopre della verità di Gesù, è già patrimonio di tutta la comunità cristiana e a questa comunità deve essere offerta. In vari modi: nella conversazione familiare, nell’omelia della Messa, nelle lectiones divinae, negli articoli scritti, nei siti, nei blog, nei twitter. Il cristiano è sempre di tutti.

    01.03.15