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Convertirci alla gioia  2


    La conversione non è una macerazione psichica, ma vera gioia, che diventa “necessariamente” impegno gioioso!

    Vediamo Zaccheo (dal capitolo 19 del Vangelo di Luca). Zaccheo è meramente un curioso, proprio come quei greci che “volevano” vedere Gesù. Zaccheo cercava di vedere che tipo fosse Gesù. Anche la curiosità è un primo legame tra due persone. Gesù sente tale legame e lo accetta: “Devo sostare a casa tua” dice Gesù a Zaccheo. E scoppia la gioia dell’incontro (lo accolse “con gioia” a casa).

    È ben vero che la persona che è piena di gioia è invidiata (“tutti mormoravano”).

    Invece Zaccheo in piedi (posizione di un riammesso al contatto) passa dalla gioia al frutto autentico della gioia che è l’impegno. Impegno alla giustizia e alla carità, non ripiegamento nel pianto sulla vita passata di peccato.

    “Signore, io do ai poveri la metà dei miei beni!” – impegno di condivisione. “Se ho rubato a qualcuno gli restituisco il quadruplo!” – impegno alla giustizia e alla riparazione del danno.

    Questa è conversione vera, che scaturisce dalla gioia e che di gioia contagia gli altri. Che cos’è questo impegno di Zaccheo, di fronte ai tre “Pater, Ave, Gloria” imposti ai penitenti come “penitenza” per i peccati?

    Gesù vede la trasformazione di Zaccheo, quel Gesù che per programma aveva: “Cambiate mentalità!”. E allora conferma con la parola la vera gioia di Zaccheo e della famiglia: “Oggi salvezza a questa casa è accaduta, perché anche costui è figlio di Abramo. È venuto infatti il Figlio dell’Uomo a cercare a salvare la cosa perduta”.

    02.04.15