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Indignazione e preghiera


    Davanti alla presente tribolazione dei cristiani, perseguitati da anonimi (camuffati da islamici) terroristi, qual è la migliore posizione dei “cristiani che ancora rimangono tali”? Sono musulmani fondamentalisti quelli dell’ISIS, o semplicemente delinquenti omicidi e torturatori collegati tra loro?

    È vero: è naturale muovere dall’indignazione, e anche dalla paura che prima o dopo la persecuzione raggiunga anche noi.

    L’indignazione nel cristianesimo e nella cristianità, si trasformò nella violenza delle Crociate. Oggi può trasformarsi in odio, personale o collettivo, inerme o armato, contro i persecutori.

    Ma dove sta la vera potenza dei cristiani? Principalmente o esclusivamente nella preghiera. Perfino la vittoria armata di Lepanto, Pio V l’attribuì alla potenza del Rosario.

    La preghiera è la nostra vera forza. Non perché il pregare sia forza, ma perché la preghiera è esaudita dall’unico, vero forte.

    Già lo stesso pregare fa scorrere nel mondo una corrente di autentica positività.

    Perché la preghiera sia cristiana non può esser accompagnata dall’odio contro nessuno. “Padre, perdonagli, perché sono ignoranti”. Questa è la posizione di quel Gesù, che indicava di “pregare per i nemici”.

    Ecco allora: Gesù ci indica come indirizzare in modo salvifico la nostra naturale indignazione per i torti subiti. Subiti da noi, se, sentendoci chiesa, sentiamo in noi la sofferenza di quella parte del Corpo di Cristo, che è torturata.
    Paolo ci indica il grado della nostra sensibilità di cristiani: “Se un membro soffre, tutto il corpo soffre”.

    07.04.15