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Preghiera afflitta


    Se io desidero vedere se di fronte alla persecuzione dell’ISIS, Al Qaeda, Boko Haram, contro i cristiani, le mie reazioni sono cristiane, o se la mia indignazione può vestirsi di cristianesimo, basta che io osservi dentro di me, se sento più ostilità verso i persecutori, oppure più condivisione con i perseguitati.

    L’apostolo nota la positività non solo del sopportare la persecuzione, ma anche la condivisione, vorrei dire perfino emotiva, con chi è oppresso e perseguitato.

    Condividere le sofferenze di Cristo (anche nelle sue membra), per poi condividere la sua gloria.

    La sofferenza dei fratelli cristiani è più presente nel mio cuore, che non la riprovazione contro il persecutore. Quella aiuta i sofferenti, questa appesantisce l’esecrazione.

    Condividere la Passione di Cristo, è un vanto di S. Paolo. Non tanto la Passione di Gesù, che è passata da venti secoli, bensì la passione odierna del Gesù, formato da tutti noi cristiani. Facilita la mia partecipazione con i sofferenti, l’opera dello Spirito Santo. Soltanto lo Spirito mi aiuta, perché lo Spirito mi dona la forza di portare uno il peso degli altri. E il peso dei perseguitati è enorme. Spaventi, abbandoni delle case, offese, stupri, mutilazioni… aiutare gli altri, come il cireneo, non smettendo di pregare.

    Sì, preghiera. Forse una preghiera piena di afflizione per la sorte dei fratelli. Come la preghiera afflitta della madre di Samuele; come l’afflizione degli apostoli o delle donne alla scomparsa di Gesù. Come la preghiera afflitta della Maddalena davanti al sepolcro… per affrettare la presenza di Gesù, che conforta.

    07.04.15