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Martiri ancora

Il numero dei martiri cristiani autentici si sta ampliando in questi giorni. In particolare in Iraq e in Africa. Il martirio è atroce, ingiusta sofferenza; è anche nuova luce, che s’accende nel mondo, mentre il persecutore spegne una vita. Il martire spesso non sa di essere martire, perché solitamente vive i suoi ultimi giorni nella paura.

Penso all’Iraq: i cristiani scappano. Se muoiono di spada, di fame, di freddo, essi sono martiri. L’ufficialità forse non li dichiara morti per la fede. Ma il cuore di Dio e il nostro povero cuore di tiepidi credenti li sente, li ama, li prega perché sono gli amati da Dio e, in qualche maniera, anche da noi. Fratelli che hanno sofferto, fratelli che, sorridendo, ci guardano e ci aiutano a restare costanti nel credere.

Assieme ai cristiani martirizzati in Iraq, ci sono anche musulmani perseguitati e uccisi. Sono uccisi a causa della loro fede, martiri per la fede.

Il loro martirio si associa anche al martirio dei nostri fratelli cristiani? Testimoni torturati per la loro fede, odiati e uccisi per il loro modo di credere in Dio. Dio vede le loro sofferenze a causa del loro radicarsi in Dio. Non sarebbe il caso di pensarli fratelli uniti nella stessa sofferenza? Possono essere considerati, anche da noi cristiani, martiri per la fede?

L’odio crea i martiri. Gli uccisi per l’odio del credere in Dio. Forse l’unico vero Dio non terrà conto anche di loro, sebbene l’ufficialità ecclesiastica non li considera, o non li può considerare?

Intanto noi viviamo, penando, la fraternità con i credenti con la nostra stessa fede. Però dove c’è sofferenza nel mondo, ivi possiamo sempre veder Gesù che soffre. “Avevo fame…”.

14.12.14