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Inferno

Che dire dell’inferno? Quello che ci viene in mente, quando constatiamo i delitti del mondo e dei furbi, o quando soffriamo per un’ingiustizia che abbiamo innocentemente subito?

Per cancellare l’idea dell’inferno, molte persone ricorrono allo slogan “Dio è misericordioso”, per indicare così che buoni e cattivi subiranno la stessa sorte, tanto che i cattivi saranno tranquillamente premiati come i buoni.

E’ vero che è superata la vecchia visione, che descrive le differenze tra Paradiso, Purgatorio e Inferno. Ma la sorte è uguale per tutti?

Eppure nel Vangelo spesso Gesù indica una differenza tra quelli ai quali è detto: “Venite, benedetti” e quelli cui è detto “Via da me, operatori di iniquità”.
Differenza tra quanti entrano nella vita eterna e quelli che ne sono esclusi.

Dio sopporta la dannazione? Sicuramente Dio rispetta la libertà umana, con le conseguenze di vita e di morte, che le scelte libere comportano. Si avanza il concetto del biblico “mistero dell’iniquità”.

Tuttavia, è lecito attribuire a Dio il nostro modo di concepire la giustizia? Il bianco e il nero, da noi conclamati e attribuiti, sono colori anche in Dio? Come interpretare in maniera corretta i destini di Lazzaro (nel seno di Abramo) e del ricco epulone (nell’abisso)? Sono parole a vanvera di Gesù, o sotto di esse si nasconde una verità, forse indecifrabile dal nostro vocabolario mentale, ma non per questo falsità da cassare?

Certamente non sappiamo quale e come sarà la fine di chi si pone liberamente tra quelli che riceveranno il “Via da me, maledetti”, ma possiamo essere certi che sarà una situazione difficile. La nostra misericordia non collima con quella di Dio.

GCM 24.06.13