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Tempo ed eterno

I salmi lodano Dio, il quale per far posto al suo popolo, sopprime altri popoli. È un ringraziamento amaro, tetro: mors tua, vita mea. Un ringraziamento che si allea a tutte le oppressioni del vincitore sul vinto, molto ripetute nella povera storia umana.

La domanda che sale da un cuore permeato dal Vangelo, come speriamo sia il nostro, è questa: “Ma quei popoli erano composti da uomini, creature di Dio? Perché Dio sopprime i suoi?”.

Forse una prima precisazione ci viene dallo stile enfatico, con il quale si descrivevano anche le modeste glorie personali, i piccoli e nascosti successi, che vengono espressi con lodi alte: “Ha deposto i potenti dai troni e ha esaltato gli umili”. E si trattava di una maternità protetta e salvata.

Una seconda precisazione ci può venire da una considerazione fondamentale: l’intervento risolutivo di Dio per la salvezza delle sue creature, non si arresta nel tempo, ma va oltre, come ci insegna la risurrezione di Gesù.

Noi, povere creature dall’occhio corto, riusciamo a misurare e a giudicare gli eventi e i disastri dentro il tempo e le sue misure: non siamo capaci di più. E dentro il tempo misuriamo i nostri successi e le nostre sconfitte. Dio vede ben oltre.

Noi, davanti a uno tsunami o a un terremoto, vediamo solo morte e distruzione. Dio vede i figli che “finalmente” ritornano da lui. Forse anche i popoli sconfitti e annientati dagli Ebrei (a loro volta sconfitti e subenti l’olocausto), erano popoli semplicemente accolti dalla misericordia di Dio. Salvati da Dio, mentre erano condannati e distrutti dal “popolo di Dio”.

20.03.14