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Penetrare

Vedo due atteggiamenti, quando una persona si accinge a conoscere o a praticare una novità.

L’atteggiamento del “come”, e quello del “perché”. Il primo è quello che sfrutta qualche strumento. Chi sviluppa questo atteggiamento, si accontenta e si ferma a fare. Per esempio, devi azionare un impianto di amplificazione sonora, allora premi questo o quel tasto, fai scorrere quel cursore, e tutto finisce lì.

L’atteggiamento del “perché”, non soltanto pigia un tasto, ma anche cerca di conoscere perché quel pulsante comanda su quell’effetto.

Nel primo caso ci si ferma all’informazione, anche molto adatta e particolareggiata. Nel secondo si acquista cultura e saggezza. In questo caso si attiva quell’ingegno curioso, di cui parlavano già i nostri nonni, i latini, e i nostri bisnonni, gli indoeuropei.

Le nuove scoperte, anche scientifiche e teologiche, non si basano sul come, ma sul perché si scoprono nuove strade.

Una simile situazione si incontra anche nelle religioni. I mistagoghi dovrebbero introdurre nei perché, ma troppo frequentemente si arrestano al come.
Purtroppo questo è il destino dei rituali e perfino di certi catechisti.

Quanto spreco di devozioni e quanta trascuratezza del culto essenziale, la messa! Talvolta perfino durante la messa si odono formule e musica, che nascondono la realtà del mistero.

Il come, coltivato, conduce alla superficialità, quando addirittura non esaurisce tutto nella curiosità.

Il perché nel pensiero umano fonda la filosofia e nella fede fa penetrare nella verità di Dio.

15.03.14