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Dio ti ama

Il razionalismo ha rovinato il rapporto maestri-alunni. Prima del razionalismo il maestro insegnava a vivere. Dopo, trasmette nozioni.

Anche il sindacato ha sempre insistito sull’insegnante operaio della cultura, e non persona destinata a una missione. Il risultato: svestire il maestro dalla responsabilità formativa, riducendolo a un  semplice operatore scolastico a ore, con l’ingrato onere di correggere compiti scritti, adeguandoli al vocabolario e all’enciclopedia.

La supremazia dell’informazione sulla formazione e sulla vita.

Perfino nel leggere il Vangelo, questo atteggiamento nozionistico affiora. Si guarda che cosa dice il Vangelo, e non che cosa richiede e dona alla mia vita.

Anche i “discepoli del Signore”, quelli che “lo seguivano” sono equiparati a scolaretti che apprendono a leggere e a scrivere senza  impegnarsi nella vita. Il razionalismo ha rovinato anche la contemplazione del Vangelo, e il tipo di preghiera. Perfino la preghiera diventa chiacchiera astratta (“non so che cosa dire”!) e non presenza vitale.

I discepoli di Gesù, erano discepoli di quel tempo, che non svolgevano compiti nozionistici in classe o a casa, ma “seguivano il maestro” per assorbire la luce dalla sua personalità. Quel “didasco” non ha il senso del nostro mero imparare, ma acquista il sapore  del seguire, del mantenersi a contatto, di condividere azioni e idee, di assimilarsi al maestro.

Quando a una persona io ricordo:”Dio ti ama!”, la risposta più frequente è uno scialbo “Lo so”. Non è un sussulto di gioia, di riconoscenza, di tripudio, nel dire: “Iddio immenso e buono ama proprio me!”

“Dio ti ama. Lo so”: è una cosa scontata che non mi tocca! Che disgrazia!

GCM 28.07.13