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Preghiera anziana

Mi ha destato pena l’affermazione di un noto regista cinematografico, morto ieri. Egli affermava di schifarsi della vecchiaia, raggiunta da lui alcuni anni prima della morte. Poi vengo a sapere che i suoi funerali saranno laici, secondo i dettami di una certa logica.

Per chi non si intestardisce nel rifiuto di Dio, la vecchiaia è un dono.

E’vero: scemano le energie fisiche, la fantasia e la memoria si otturano, ma resta sempre lo spazio per esercitare la più alta attività dell’uomo: la preghiera.

Tutte le altre attività umane, sesso arte affari delitti, sono inferiori alla facoltà di parlare con Dio. Questa è la facoltà più alta, perché sfiora il soffitto della nostra piccolezza umana per lanciarci al contatto con l’infinito.

Cambia il tipo di preghiera, si trasforma il suo modo, si modificano i suoi tempi. La preghiera si diversifica, tra gli stessi anziani: diversa è la preghiera di chi ha sveglia la mente, da quella di chi è affetto da Alzheimer, da Parkinson, da demenza senile. Ma sempre preghiera è.

Ricordo che si narrava del padre di S. Teresa del Bambino Gesù, o di S. Alfonso de Liguori, come nella vecchiaia si dimenticava di aver pregato pochi istanti prima, e chiedeva di recitare la stessa preghiera, anche più volte.

Però era preghiera valida, eccome!

A quell’età diventa preghiera intensa il semplice sguardo verso il cielo, il tenere in mano il rosario, l’affezionarsi a un’immaginetta...

Bella vecchiaia, spoglia di tutto, eccetto della facoltà di pregare!

GCM 08.06.08