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Gli occhi


     Pregare con gli occhi.

“Alzò gli occhi al cielo”: troviamo scritto riguardo a Gesù.

“Levarono la pietra (del sepolcro di Lazzaro). Gesù alzò gli occhi e disse: Padre, ti ringrazio di avermi ascoltato” (Gv 11,41). Levati gli occhi verso il cielo, disse: Padre, l’ora è venuta” (Gv 17,1).

Gesù prega anche con gli occhi.

Nella preghiera dei cattolici è invalso l’uso di alzare e allargare le mani, ma spesso gli occhi sono abbassati.

Perfino quando il preside dell’assemblea annuncia “Ecco l’agnello di Dio!”, che è un chiaro invito a guardare, molte persone tengono gli occhi chiusi, forse per timore di perdere la concentrazione del raccoglimento.

Durante la Messa, ci si rivolge a volte verso Dio (e non si guarda in su) e a volte tra di noi (e siamo tanto intimiditi da non guardarci in faccia). Perfino molti preti, quando annunciano alla gente “Il Signore è con voi” (e non si rivolgono agli angeli), “Pregate fratelli”, “In alto i nostri cuori”, anziché guardare i colloquianti, si chiudono in sé, o guadano il messale (forse cercando la formula), o si distraggono.

Fuori di Messa, quando le persone si parlano, solitamente si guardano negli occhi, eccetto che siano ciechi o frustrati. A Messa il colloquio tra il preside liturgico e gli altri partecipanti, viene condotto a occhi chiusi o guardandosi le scarpe.

Anche sotto questo aspetto, la Messa perde di gioiosità, perché perde di comunicazione. E dire che Dio, per primo, ci parla e ci comunica perfino il figlio!

Ricuperare il corpo nella preghiera e nella Messa. Ricuperare l’udito, la vista, il movimento, il canto, l’acclamazione. Siamo tutti di Dio, e gli diamo una semplice parte...e forse neppure quella.  

GCM 19.02.08