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Eucarestia e storia

Gesù incarnandosi si è connesso al tempo e alla storia. Poi, assunto nella Trinità con la risurrezione, divenne il “Signore” della storia.

Gesù sviluppandosi nel fisico e nella mente, ha necessariamente seguito una trasformazione cadenzata anche dal tempo.

Anche quella pienezza di Gesù, che è attuata nel tempo e che siamo noi chiesa,  è inserita nello svolgersi del tempo e con lo sviluppo storico cresce. La crescita tuttavia non riguarda l’essenza (come l’uomo è sempre uomo o in qualsiasi fase del suo sviluppo), ma il modo di adeguarsi al flusso storico, che è fatto di acquisizioni e di perdite continuate.

Il fissarsi su modalità passate, imbriglia l’uomo. Paolo: “quand’ ero bambino agivo da bambino. Ora, adulto, ho abbandonato gli atteggiamenti del bambino”. L’uomo è imbrigliato anche dalla pretesa di inventare un futuro utopico, o dall’assolutizzare lo ieri e l’altro ieri.

Il tempo dell’uomo non è un assoluto, né sono assolute le scoperte nel tempo. Eppure nell’uomo, e nella storia, rimane costante il valore base, sebbene non assoluto, che è la vita. Con la vita gli strumenti essenziali al vivere. Infatti, i modi di mangiare e i cibi possono variare, ma il mangiare rimane, perché esigenza di vita.

Anche nella vita della Chiesa di Gesù, può essere distinta l’essenza dalle modalità. Vediamo, per esempio, l’Eucaristia.

I patiti delle formule e dei riti, si fanno scrupolo nel ripetere la formula eucaristica “questo è il mio corpo” perché essa magnificamente fa presente il Cristo. Eppure la magnificazione di questa formula è dovuta alla materia e forma di Aristotele.

Prima l’Eucarestia abbisognava di altre formule, come la benedizione3 e l’epiclesi: addirittura non sempre compariva il racconto dell’Ultima Cena.

Prima ancora, vedi Paolo e Atti degli Apostoli, era necessaria e sufficiente l’intenzione di far la cena del Signore. L’intenzione dominava il raduno lo costituiva e ne era l’anima.

GCM 14.12.07