HOME

Home > Chiesa SACRAMENTI > Articoli 2008 > Il mio perdono

Il mio perdono

     Dio può perdonare chi mi ha offeso, senza che io accompagni il suo perdono con il mio perdono? Il mio perdono riguarda soltanto me in privato, o si unisce al perdono di Dio?
    

Forse nessun perdono si restringe nella breve cerchia formata dall’offeso e dall’offensore.
    

 Il perdono umano è difficile. Perfino coloro che reclamano giustizia e non vendetta, quando sono offesi, implicitamente nella giustizia includono una forte striatura di vendetta. Non parla il diritto di pene vendicative? Il perdono umano è così ostico e difficile, che al rinnovarsi del ricordo dell’offesa, deve rinnovarsi la scelta del perdono: sempre, fino a settanta volte sette.

  Per stimolarci alla difficile arte del perdono, Gesù richiama l’agire di Dio: siate misericordiosi, poiché vostro Padre è misericordioso. Egli mette in rapporto la misericordia di Dio con la nostra misericordia.
 
     Tutti noi ricordiamo persone che ci hanno offeso, e spesso senza nostra colpa. Essere offesi noi a causa delle fantasie malate di altri. Molti dei nostri offensori sono morti.
    

 Chi può negare che il loro “purgatorio” sia abbreviato (così si dice) a causa del nostro perdono? Non per nulla nella tradizione della Chiesa si realizzano le indulgenze, applicabili ai defunti. Non ci soffermiamo sulla possibilità teologica di simile enunciato, ma andiamo al significato dinamico. Ossia: io ho la possibilità di alleviare le “pene del purgatorio” con un’opera da me compiuta. Io quindi, posso interferire sulla “giustizia” di Dio, rendendola più lene.

  Forse qui troviamo un motivo sul quale basarci, per rispondere alla domanda iniziale. Dio può perdonare di suo, senza il mio perdonare i miei offensori, ma io posso unirmi in sinergia con il suo perdono.

  GCM 29.08.07