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Gioia del perdono

    “Chiama amici e vicini”. Nel Vangelo di Luca troviamo questa frase, che è parallela con  “chiama amiche e vicine”. La delicatezza di Luca imita la delicatezza di Gesù, che affianca alla sua opera e alla sua dottrina gli uomini alle donne.

    Quando il pastore trova la pecora sbrancata, durante il suo operare fuori casa, e la donna ricupera il suo oggetto di valore nel lavoro dentro casa, l’uno e l’altra sentono la necessità di condividere con amici e vicini la gioia del ritrovamento.
   
    Gesù disse queste due parabole, indicando i peccatori pentiti.
Dio li ricupera. Eppure il beneficio ha sempre un valore comunitario. La chiesa deve gioire per il ricupero avvenuto.

    Per noi occidentali il valore sociale delle nostre azioni, anche le più intime, non viene neppure sospettato. La mia azione malvagia non danneggia esclusivamente me, ma fa calare il potenziale di bontà in tutta la comunità. Le teorie recenti sull’energia cosmica e unica, ci aiutano a intuire anche il comportamento dell’energia psichica e spirituale.

    Purtroppo, anche nella chiesa cattolica, l’uso della “confessione individuale” imposto anche dopo un’ assoluzione generale, ha indotto l’idea che “Io ho fatto il male: mio danno; io mi pento: mio vantaggio. Gli altri, siano pure uniti a me con la stessa fede e con lo Spirito Santo, non hanno nulla a che vedere con il  mio peccato e con il mio pentimento”.

    Di parere diverso, lontano dall’individualismo occidentale, è l’evangelista Luca, ed è, cosa più importante, il cuore e la mentalità di Gesù.

    La condivisione, con la nostra famiglia e con la nostra comunità, della gioia del perdono, è un capitolo chiuso: una gioia persa.

    GCM 08.11.07