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Beati i giusti perseguitati

  Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché essi posseggono il regno dei cieli.

  Essere perseguitati per la giustizia. Quale giustizia e quale persecuzione? E perché il perseguitato è equiparato al povero nello spirito, poiché tutti e due hanno il possesso del regno dei cieli?

  Quale giustizia? Quella degli uomini, che facilmente scivola nei gulag o nei lager, che opprime il piccolo e si realizza privando della libertà nel carcere, quella che uccide l’avversario? O la giustizia personale, che vuol ridurre la cognata o il marito alle nostre misure di benpensanti? Quella che no perdona, finché giustizia (ossia vendetta) non è fatta? Quella che livella suore, preti e frati sotto un’unica denominazione?

  Quale persecuzione? Quella che insanguina chiese ed etnie reputate inferiori? Quella che entra in casa per rubare? Quella che odia il nemico o il concorrente, e lo vorrebbe morto o fallito? Anche il cuore è capace di perseguitare, perfino senza rivoltelle.

  Come sono povere le nostre idee, che pretendono la giustizia usando la ghigliottina o punture di spillo!

  C’è finalmente una giustizia giusta, perseguitati per la quale, acquistiamo il diritto della cittadinanza di Dio? Sì: per esser cittadini giusti nel regno dei cieli, l’unica giustizia, che sia degna di questo nome, è la “giustizia di Dio”, ossia quella giustizia, grazie alla quale Dio è giusto in se stesso. Una giustizia che vige nella parità assoluta delle tre Persone Trinitarie. Quella giustizia che Gesù trasporta sulla terra, e che diventa misericordia e amore. E’ la giustizia che si nutre di amore. Essere perseguitati perché amiamo e accogliamo tutti nell’unico amore: a Dio e al prossimo.

  GCM 03.09.07