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Il mestiere: la gioia

Può invadere la nostra vita la gioia della Risurrezione? Può diventare costume cristiano l’alleanza o il cantico del Magnificat, senza diventare una forzatura o un sorriso ebete?

Nel volumino pubblicato dalla Congregazione Cattolica per gli istituti dei frati e delle suore, troviamo in copertina il semplice titolo “Rallegratevi”. Sembra che il mestiere della suora e del frate sia quello di godere. Nella storia abbiamo anche visto un istituto dei “Fratres gaudentes”. Il Papa Francesco invita a non aver paura della gioia.

Fin da giovane ho appreso che esiste una “letizia francescana”, e il rosario particolare dei frati francescani, quello a sette poste (non a quindici) invita a meditare sulle “allegrezze di Maria”.

Il Vangelo stesso è una congiura per la gioia. Una fabbrica del buon umore.

Come e perché? – Cristo è risorto! Non basta questo? Cristo risorto è certezza di vita, stimolo alla speranza, consolazione nelle difficoltà. Ora è ovvio chiedere: ”Per me Cristo è risorto davvero? Oppure Egli è semplicemente una figura retorica?”

Il gioco della gioia si risolve con la Risurrezione di Gesù? I discepoli godettero quando Gesù Risorto si fece presente. Una presenza inattesa, quasi uno scherzo goliardico, quando si presentò  “a porte chiuse”. Per Gesù, principe di letizia, stimolatore di gioia, non esistono porte per lasciarlo fuori. Purtroppo, spesso quando lui entra nella nostra vita  e nella nostra giornata, noi ci voltiamo dall’altra parte.

La condizione della gioia, viene dettata da quel “Spalancate le porte a Cristo!” di S. Giovanni Paolo II. Grazie a Dio, Gesù penetra in noi… anche a porte chiuse.  

GCM 27.04.14