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Conventualità e amore. 5

La conventualità, nella sua essenza, è realtà di amore. Dove, nel nome di Gesù, ossia con la sua presenza, si radunano alcune persone, Gesù, trasmettitore dell’amore di Dio, è presente. Perciò la conventualità, unione di persone in Gesù, è amore.

Amore a Dio. La preghiera comune attiva e moltiplica la preghiera di Chiesa. I sacramenti, Eucarestia concreta, sono indice e spinta dell’amore di Dio.
Senza approdo a una comunità, io non avrei conosciuto e amato Gesù, il Padre, lo Spirito Santo, con l’intensità di grazia, con la quale il Padre mi ha dato il dono di amare.

Amore tra fratelli. Questo richiedeva Francesco. Le comunità sono costituite solo in vista dell’amore, altrimenti degradano a convivenza, o a giustapposizione. Quando, nella disciplina odierna, i superiori formano le comunità, hanno il magnifico, e spesso non facile, compito di unire quelle persone che possono alimentare l’amore, sia per la compatibilità dei caratteri prima di tutto, sia per la loro disposizione a inserirsi umilmente e senza pretese nel contesto, sia per entrare in una situazione promozionale della persona.

Amore verso il convento. Non fa conventualità, chi si estrae dalla comunità per compiere attività, anche molto positive, fuori gruppo. Anche le azioni all’esterno devono essere vissute come propaggini della conventualità.

Nell’amore al convento un posto gioioso copre l’amore alla chiesa conventuale. La chiesa conventuale, nella nostra città, sorge prima ancora dell’annessa abitazione dei frati. Il convento è tutto il complesso edilizio di chiesa e abitazione. Trascurare la chiesa conventuale è disprezzare convento e frati, e distruggere la conventualità.

GCM 07.07.13