HOME

Home > Percorso FRANCESCANI > Articoli 2014 > Denaro francescano

Denaro francescano

Leggo gli scritti di S. Francesco. Oggi li leggo, non li scorro, sebbene ripetendoli dal noviziato in poi li conosca, almeno alcuni, a memoria.

Negli scritti, soprattutto i più primitivi, c’è un’insofferenza contro il denaro, tale da non volerlo neppure toccare. E penso a quanto denaro io, francescano, ho fatto passare per le mie mani, senza provarne ribrezzo. Coscienza sclerotizzata?

Oggi negli Ordini francescani (sono quattro, più le Clarisse di vari tipi, e l’Ordine francescano secolare) non si inorridisce più per il denaro, ma la povertà la si vive nell’uso del denaro. Però è utile rammentare che l’uso del denaro non riguarda il modo di spenderlo, ma anche il modo di guadagnarlo. Ossia è contro la povertà lo spreco (mio Dio, è vero, quanto spreco ho visto e perfino ho perpetrato!), ma anche l’entrata di denaro, il guadagno. Guadagnare con povertà, è, prima di tutto, accontentarsi del giusto, affinché le nostre opere non valgano più di noi (questo mi sembra faccia eco ad uno scritto di Paolo).

Ora voglio ricordare una povertà zoppicante nell’entrata di denaro, in un convento.

Ogni convento è un centro di spiritualità, sia nel settore liturgico che in quello culturale. Il desiderio del frate, amante del centro di spiritualità in cui vive e di cui si sente parte, non semplicemente ospite!, è quello di favorire la presenza, possibilmente sempre più numerosa, di persone che partecipino alla spiritualità francescana. Purtroppo ho incontrato chi, di fronte alla frequenza delle persone, chiede: “Questa presenza quanta entrata in denaro frutterà?”.

Se si presume nulla l’entrata, si rifiuta quella presenza. In onore della povertà. Spero che la presenza umana, anche per la spiritualità, sia più importante del denaro.

GCM 10.08.13