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Altro-Uno

Mi chiedo: è veramente indovinata la frase con cui si vorrebbe definire S. Francesco: “Alter Christus”?

Riflettere su Francesco porta a scoprire il suo amore a Gesù e alla Chiesa, ed il suo unirsi alla Chiesa, Vangelo concreto di Gesù, grazie alla sua cattolicità.

Se unito alla Chiesa, della Chiesa Francesco impersona anche la Chiesa come Vangelo vivente. Perciò Francesco è lui stesso diventato Vangelo vivente, concretamente vivente, con la sua vita e le sue invenzioni artistiche. Francesco Vangelo vivo.

Non un altro Vangelo, ma l’unico Vangelo, perché Paolo si oppone a chi inocula tra i santi della comunità cristiana un “altro” Vangelo.

Se non si può dare una altro Vangelo, si può dare “un altro Cristo”? Per Paolo è impossibile. Paolo vive in sé l’unico Cristo: “Non vivo io, ma vive in me Cristo”.

L’unico Gesù, l’unico mediatore tra Dio e gli uomini. Perciò è poco felice la frase “alter Christus”, per quanto ripetuta essa sia e per quanto il suo uso possa facilitare l’intuire la profondità dell’esperienza di Francesco nella fede.

Le frequentazioni dei francescani con la cristologia, non servono a individuare un altro Cristo, ma a penetrare e a scoprire tutte le dimensioni di Gesù, in sé, in Francesco, nel Francescanesimo. Vale poco perciò anche la frase, coniata dalla pietà: “Per Franciscum ad Jesum”. Infatti se lo stesso Gesù è la vita di Francesco, sarebbe più opportuna un’altra frase, come, per esempio, “Jesus in Francisco”. O anche “Franciscus-Jesus”.

Non alterità, ma conformità e unione, anzi unità. Sì, perché già Gesù aveva indicato di essere una cosa tra noi, poiché (vedi il greco) Gesù e il Padre sono una cosa sola.                            

GCM 11.08.13