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Conventualità. 9

Il convento è l’ambiente primario e familiare, dove si vive la carità e si esercita la carità. È il luogo, nel quale la presenza attiva dello Spirito Santo converte i nostri cuori.

Conversione quotidiana, che non può essere fittizia. Cuore non convenzioni, movimento interiore, non semplice comportamento esterno. Sincerità, non apparenza e atteggiamento superficiale.

La vita quotidiana, gomito a gomito, non solo fa scoprire le possibilità e i limiti di ciascuno, ma aiuta ad alzare lo sguardo per scorgere nell’altro l’immagine di Dio, e, in essa, indicazione del cammino. Gli altri sono sia l’allargamento delle possibilità del gruppo, sia i limiti dell’area di scorrimento di ciascuno. La comunità non è ancora il paradiso in terra, come non è neppure l’inferno: essa è coefficiente di un itinerario, talvolta facile e talvolta scabroso. Eppure nulla, in questo itinerario, si sottrae alla presenza dello Spirito Santo, che è sempre conforto e stimolo.

Vivere la conventualità nello Spirito, è scoprire la conventualità come associata al vivere trinitario. Dove l’unità si associa, misteriosamente, alla pluralità, nell’armonia di una eterna pericoresi. Soltanto nel vivere insieme di una comunità, può attuarsi unità e differenza, ritiro e convivenza, tranquillità e movimento.

Soprattutto deve sempre predominare la carità, che è una “legatura” stretta, un imprigionamento nella libertà dello Spirito Santo.

Evidentemente ciò che avviene nella conventualità, avviene in ogni famiglia e in ogni gruppo stabile. L’esercitazioni spirituali della Quaresima si misurano anche nel vivere intensamento la conventualità.

07.02.14