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Sfuggire a Gesù, al Padre

Il Signore deve venire presto in mio aiuto: così recitano le preghiere “ufficiali” della chiesa cattolica.

Uno degli aiuti urgenti per il nostro vivere da cristiani, è proprio quello di salvarci dal nostro “sfuggire Gesù”. La tentazione è forte. Perfino quando entriamo nel pregare, siamo sollecitati a sfuggire a Dio. Che cosa sono le nostre “distrazioni” se non appartarci da Dio? Pur senza estremizzare le nostre debolezze distrazionali, c’è un fondo di verità nel nostro, nel mio sfuggire a Gesù.

Abbiamo bisogno quotidianamente di un rinnovo dell’azione dello Spirito Santo per non farci uscire da Gesù. Spesso è la nostra sensibilità ferita, che ci fa ripiegare sulle nostre ferite emotive, per spingerci a dimenticare la nostra continua unione con Dio.

Questa dimenticanza può essere evitata dalla preghiera, e, in modo incisivo, dal nostro accorgerci della nostra ostilità verso coloro che non ci stimano o che si divertono a ostacolarci.

L’aiuto del Padre lo invochiamo per noi e per coloro che si dilettano davanti alle sofferenze degli altri, e, se possono, affondano più dolorosamente il coltello nelle ferite aperte.

Gesù, il nostro Gesù, quando si imbatteva in persone sofferenti non si schierava dalla parte del “Ben ti sta: soffri!”. Lui si immetteva nella sofferenza degli altri, la percepiva subito, come fu vicino a Naim vedendo una donna sofferente, e si dava da fare per alleviare le sofferenze. Gesù non era uno stoico, ma un uomo. Non sfoderava un sorriso sardonico, ma piangeva sulla tomba dell’amico Lazzaro. Sfuggire da Gesù è anche non accompagnare i suoi sentimenti.

11.10.16