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Ancora un passo  

Dubito che si stia aspettando troppo ad ammettere al sacerdozio persone sposate e a conferire il diaconato alle donne. Proprio come era all’origine, quando i credenti in Gesù si moltiplicavano in modo esponenziale, poiché lo Spirito Santo non rifuggiva dal non celibato degli Apostoli, dei presbiteri, dei Papi. Il celibato è un valore, ma il bisogno dei fedeli non è da meno.

Pregare per le vocazioni è un’opera sublime, ma non è necessario pregare per “quel” tipo di sacerdozio. Siamo entrati in una nuova splendente era, dopo quell’inatteso “buona sera” di Papa Francesco. È arrivato il momento della non attesa: la gente e Gesù hanno fretta.

Perché non iniziare dal servirsi del carisma di quei sacerdoti, dovuti a interrompere il loro compito, soltanto perché hanno seguito la loro naturale tendenza ad amare e ad essere amati?

Il celibato è e rimane una scelta monastica, tanto benedetta nella storia. Ma perché renderla condizione irrinunciabile al servizio ecclesiale? Tra gli Apostoli (badiamo: scelti da Gesù!) troviamo gli sposati. Gesù rivolgeva il suo “Vieni e seguimi” a coloro che incontrava. Tra gli Ebrei del suo tempo, quasi la totalità dei maschi era sposata. Gesù difese, davanti all’opinione pubblica, coloro che si erano “castrati” per il Regno dei Cieli, tra i quali lui era il primo. Il “materiale” umano, dal quale Gesù estrasse i suoi collaboratori, era gente sposata, gente che, come Pietro, aveva anche una “suocera”, quella che Gesù non sfuggì, ma guarì dalla febbre.

23.04.17