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La grazia del colloquio 

Un colloquio autentico aiuta le due persone a prendere coscienza di se stesse. Tale è il colloquio di Gesù con la Samaritana. Dalle prime battute incerte, eppure sincere, si arriva alla fine allo svelarsi di Gesù. Il colloquio confidente non lascia le due persone indifferenti, soprattutto se le persone, nel colloquio, sono stimolate a stimarsi. La stima ricevuta libera dall’autodifesa, rende la comunicazione sciolta perché non c’è nulla da nascondere a una persona che ci stima e che noi stimiamo.

Il colloquio si fa libero, e da noi esce spontaneamente ciò che in quel momento sentiamo. Di più: spesso nel colloquio sciolto si ridestano in noi sentimenti e percezioni, che avevamo dimenticate e ci comunichiamo, riprendendo come una nuova percezione e padronanza di noi. Il colloquio è capace di ridestare a noi una più chiara percezione di noi. Nel colloquio semplice e sincero riguadagniamo proprio noi stessi e ci offriamo spontaneamente all’interlocutore. Il colloquio è una reciproca rivelazione.

È quanto accadde a Gesù e alla Samaritana in quell’incontro al pozzo di Sicar. La Samaritana si accorge di ciò che ha fatto, e Gesù si mostra il Messia: è colui che ti parla.

Gesù viene a scoprire anche che, proprio trattando con la donna, gli riesce di fare la volontà del Padre (superamento della fame) e di scoprire i campi biondeggianti di messi. Lui stimola la fede della donna, la donna lo spinge a mostrarsi: vedo che sei un profeta. Da notare anche le titubanze e lo schermirsi iniziale:  a poco a poco, superando nell’accendersi progressivo del colloquio. Colloquio come svelamento: egli conversò con l’uomo!

19.03.17