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Vita come Vangelo


    Quando si assapora davvero Dio, è impossibile non provare il bisogno e l’urgenza di comunicarlo agli altri. Forse una spia del nostro amore al Padre ci viene offerta dal nostro bisogno di comunicarlo, in qualunque modo agli altri. Almeno che il sorriso luminoso che nasce dalla certezza che il Padre, la Trinità, ci sta amando.

    Nella Scrittura leggiamo in un contesto di liberazione dalla schiavitù babilonese: “Beati i piedi che annunciano” Il camminare stesso può diventare un segno di annuncio. Tale beatitudine non è sequestrata presso gli annunciatori incaricati dalla comunità, ma essa si attua ovunque: in chiesa, in famiglia, in fabbrica, in negozio, per strada.

    Gesù annunciava la bontà del Padre, con tutto se stesso. Non per nulla noi lo conosciamo come persona normativa, ossia rivelatrice concreta della verità di Dio, attraverso parole, affetto, guarigioni, perdono e ammonizioni.

    La nostra vita è costruita in modo da poter annunciare la bontà di Dio. Noi siamo l’annuncio di Dio. L’esistere stesso è un annuncio del Dio creatore. Prendere coscienza della nostra vita sotto l’aspetto del suo essere rivelazione di Dio coinvolge molte attività. Una di queste è il curare la salute. Perciò, se il vivere è annunciare Dio, il mangiare e il dormire, la cultura e il divertimento sono momenti e forme di “apostolato”. Sia che mangiate, sia che beviate, fatelo dentro la persona di Gesù: così ci indica S. Paolo.

    Anche le cose più umili, che fanno parte del nostro vivere, sono elevate a manifestazione della gloria di Dio. A noi spetta l’obbligo di esserne coscienti per cooperare all’agire di Dio in noi.

    03.09.14