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Eutanasia nascosta


    Eutanasia degli anziani. È bene parlarne, perché la si esegue senza profferir parola.

    Non parlo dell’eutanasia attraverso mezzi chimici, iniettati per causare la “morte bella”. Evidentemente bella più per chi rimane, magari con una discreta eredità finanziaria, che non per chi se ne va, sebbene prima della morte procurata, non avessero stordito il condannato con i mezzi farmacologici.

    Io, in queste poche righe, desidero esprimermi sull’eutanasia dell’anziano con i guanti bianchi. Questa eutanasia è perpetrata nelle famiglie, nei ricoveri per anziani, nei cronicari e perfino nei conventi.

    Sappiamo tutti che l’anziano, anche per ovvi motivi di indebolimento, restringe i propri interessi in campi ristretti, nei quali si sente di sapere e di potere ancora produrre. Questi modesti interessi spesso diventano lo scopo della vita dell’anziano, quello scopo che egli sogna di notte e lo fa gioire e muoversi il mattino. I piccoli interessi possono essere il giardinaggio, il bricolage, il bar, lo studio di argomenti interessanti, la cura di una biblioteca, la produzione di scritti, l’aiuto ad altri anziani, la comunicazione della saggezza, eccetera.

    Quando si sottraggono questi interessi all’anziano, costui perde e la voglia di operare e quella di vivere: s’accorcia la sua vita: eutanasia.

    Far cambiare abitazione (spesso se la nuova abitazione è il cronicario di qualsiasi specie, pietoso o crudele) fa perdere  all’anziano i suoi punti di riferimento. Sottrarre all’anziano attività, che lui amava, è privare l’anziano di scopi per vivere. Ma a ciò né familiari, né frati o suore, né autorità civili badano. Assassini quindi?

    13.03.15