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Riferimento


    Tutti abbisogniamo di un riferimento per gustare una vita orientata. Il nostro orientamento sicuro è il sentirci in relazione e in rapporto con il Padre.

    A questo orientamento si giunge per gradi. Proprio come Gesù, che dal suo primitivo orientamento, indicato dal Vangelo di Luca, quando riferisce l’episodio di Gesù dodicenne. Gionge alla dichiarazione di essere uno con il Padre.

    Normalmente il nostro”orientamento” personale si compie per livelli successivi.

    Il bambino è orientato verso i genitori, che per lui sono l’assoluto.

    L’adolescente, nel sommuoversi delle novità, cerca l’amico. Più tardi, nel retto sviluppo, l’orientamento si volge alla persona del sesso opposto.

    Poi, quando la scelta si consolida, l’orientamento diventa la coppia. La coppia feconda si orienta verso le esigenze e le necessità dei figli, ossia del complesso familiare.

    La famiglia oltre essere coesa in sé, si orienta verso la società.

    Poi l’invecchiamento dei genitori stimola a un nuovo orientamento verso l’esistenza. E, a questo livello, se non si è orientati decisamente verso Dio, quando le altre esigenze della vita si attenuano perché meno urgenti, si cade in piccoli orientamenti insoddisfacenti: gioco, bar, gite (quando le finanze lo permettono), hobbies, e simili.

    L’orientamento esistenziale verso Dio, rende sereni, anche di fronte all’ineluttabile morte, che, alla fine di ogni orientamento, segna il punto di arrivo o il vuoto dell’inutilità.

    Resta però che la vita è vissuta bene, quando un punto sicuro di riferimento conforta, e il cammino gode di un appoggio.

    02.02.14