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Costruire la pace 3


    No alla guerra e alla violenza, sì alla pace; però, a quale pace allude il Vangelo?

    Troppo spesso si definisce la pace quale assenza di guerra. Ossia il termine portante è la guerra, e la pace è meramente il negativo della guerra. Una pace nel negativo si può costruire senza opporsi (uso della stessa forza che genera la guerra) alla guerra?

    Al tempo di Gesù esisteva una pace, la pax romana, che vantava a Roma l’ara pacis. Perfino i testi che narrano la nascita di Gesù, vantano la pax romana, quando affermano “toto orbe in pace composito”. La pace romana era semplicemente il dominio, più o meno armato, su un territorio vasto.

    In questo frangente storico, Gesù afferma: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”.

    Poi Gesù stesso qualifica il senso della propria pace: “A voi non come il mondo dà, io do a voi”. La distinzione è fondamentale: la pace di Gesù non è acquistata con le armi, come la pax romana di ogni tiranno e di ogni tempo. La pace, della quale qui si parla è la tranquillità personale davanti a una disgrazia: l’assenza temporanea di Gesù. Il tutto viene affrontato con l’amore, radice della pace interiore, non solo ma anche forza di fronte alle persecuzioni. L’amore è la fonte che stimola la costruzione della pace. La pace non nasce dall’autodifesa, ma dall’amore.

    L’amore influisce pesantemente sulla pace sociale, quando udiamo Gesù che dice di “amare i nemici”.

    La pace sociale non si esaurisce in accordi, spontanei o forzati, ma riguarda “il cuore” ossia la sensibilità, quella che solo lo Spirito Santo è capace di creare.   

    13.08.15