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Costruire la pace 4


    Che cosa avevano appreso i primi cristiani della pace donata da Gesù, e come l’aveva spiegata?

    L’inizio è lampante: il giorno della Pentecoste gli apostoli parlavano nella loro lingua, e succedeva una traduzione diretta e simultanea in diverse lingue. Uno lo Spirito che non cancellava le differenze, anzi se ne serviva.

    Poi avvenne uno sviluppo impensato: la conversione di Paolo e l’espansione della salvezza di Gesù verso i pagani. Allora si fece chiaro il senso specifico della pace cristiana.

    Cristo è la nostra pace. Non solo pace predicata da Gesù, realizzata da Gesù, donata da Gesù, ma Gesù stesso divenuto la pace tra gli uomini.

    Scrive Paolo: “In Cristo Gesù, voi [i non ebrei] un tempo lontani, siete divenuti vicini grazie al sangue di Cristo. Lui è la nostra pace, avendo fatto di entrambi una cosa sola, e frantumando il muro di barriera divisorio, con la sua umanità, la contrapposizione, ossia rendendo sorpassata la legge dei comandamenti che imponeva precetti, affinché creasse in sé, i due in solo uomo nuovo facendo pace, e per riconciliare entrambi in Dio in un solo organismo, attraverso la croce, dopo aver ucciso in se stesso l’inimicizia (Ef 2, 13-16).

    Il brano è denso, quasi intricato. Da esso si desume chiaramente che la pace tra i due gruppi distanti, per essere garantita da Dio e non solo da accordi positivi e leggi (vedi ONU), avviene spontaneamente, quando le due realtà distanti e anche contrapposte si inseriscono nello stesso unico Gesù. In lui non hanno posto distinzioni tra ebrei e non ebrei, tra schiavi e liberi, tra uomo e donna. Lui è la pace. Costruire la pace è accogliere Gesù, la vera pace. Non imporre, ma offrire Gesù.

    È bello chiudere questa riflessione in modo francescano: Pace e bene. Non solo augurio, ma realtà che si dona in Gesù.
   
    14.08.15