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P16 Non siamo respinti

Tutto quanto il Padre mi dà, mi raggiungerà e quanto viene da me, non lo rifiuto.

Udire queste parole di Gesù e ricordarsi di alcuni salmi, dove si ricorda che Dio respinge dal suo volto, e che il giusto respinge da sé il peccatore, lascia nel cuore un’impressione strana. Addirittura si giunge a pensare ad una contraddizione tra Gesù e il suo ambiente culturale.

La frase di Gesù, tuttavia, è chiara, netta.  Lui non ci rifiuta. Di più, talmente la sua accoglienza è profonda, che dopo aver accettato, conduce all’eternità facendo risorgere quanto aveva accolto nelle proprie mani, in quanto dono del Padre.

Il dono del Padre a Gesù, è ampio: lo indica l’uso del neutro (pan) all’inizio della frase. In Gesù c’è l’universalità: tutto arriva a lui. E tutto vedrà la risurrezione dell’ultimo giorno, affinché nulla sia perduto da Gesù.

In questa universale prospettiva di salvezza, il posto privilegiato è per colui (pas: maschile) che vede il Figlio e crede in lui. Nella prospettiva finale, un elemento emergente  siamo noi, creature privilegiate per aver usata la nostra libertà nel credere a Gesù.

La salvezza nostra, di credenti in Gesù, è volontà del Padre. Egli armonizza il suo Figlio con noi, grazie all’incarnazione e armonizza noi al Figlio grazie alla fede.

Gesù afferma la sua capacità e il suo potere di salvezza, perché vede tutto nella prospettiva del Padre. E il Padre vuole che nulla sia perduto.

25.08.12