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P8 Faccio ciò che vedo

Per una riflessione e per una conoscenza del Padre, cosicché il nostro affetto per lui si rafforzi, il cap. 5 di S. Giovanni è un tesoro di informazioni, di rivelazione, di stimolo.

Gesù, per indicare la propria missione e il proprio posto con il Padre, ci dona notizie sulle quali contemplare.

Il Figlio Gesù non può far nulla da se stesso, se non ciò che vede fare al Padre. L’intima unione tra il Figlio e il Padre lega Gesù a ciò che il Padre fa. Schiavo allora e senza iniziative?

Tutt’altro. Tutto parte dall’amore del Padre, che mostra al Figlio se stesso. Non costringe, ma attrae. E’ tanto bello e amabile l’agire del Padre, che il Figlio ne è affascinato e si trova a camminare, misurando i suoi passi sui passi del Padre.

Non è sottomissione costretta, è semplicemente tuffo contemplativo, che ammira la bellezza dell’operare del Padre, e  sente spontaneamente di scegliere ciò che il Padre fa ed è.

Per noi l’imitazione di persone virtuose avviene con uno sforzo. Per Gesù l’imitare il Padre è il naturale attuare se stesso.

Quando, superando il nostro egoismo, ci troviamo nell’atmosfera del  Padre, giù in terra non possiamo esimerci dall’operare come il Padre. Noi ci meravigliamo delle opere di Gesù e dei santi e li chiamiamo meravigliosi, ossia miracoli. Ma per Gesù, che è nel seno del Padre, il beneficare è semplicemente l’agire del Padre.

Gesù non è un Figlio che dipende dal Padre; Egli è inserito nel Padre, poiché il Padre è inserito in Gesù.

Anche quando Gesù ci dice di adeguarci nel compiere le “opere di Dio”, non ci indica l’obbedienza, ma ci inserisce in una partecipazione.

22.O8.12