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Disperazione e Padre

Ricordo quel dramma, che parlava di baci perduti, perché fin da piccoli i genitori (soprattutto il padre per le bambine, la madre per i bambini) non avevano ricevuto abbracci e affettuosità dai loro genitori.

Abbracci perduti. E perduti per sempre.

Il bambino e la bambina provano l’angoscia per essere entrati in un mondo buio e freddo, se non ostile.
Questa ombra iniziale perdura, come sottofondo, per tutta la vita.

Gli abbracci dei flirt e degli amanti non restituiscono gli abbracci perduti, proprio perché non sono l’abbraccio del padre o della madre.

 Anche lo psicologo, che si illude di restituire quegli abbracci attivando un transfert più o meno intenso, non riesce a sopperire a “quell’ abbraccio”.

Orfani e abbandonici per sempre? Vivere e sentire ogni ambiente freddo, se non ostile, senza possibilità di luce?

Realmente quell’abbraccio iniziale e fondamentale non sarà mai attuato. Allora si prospettano ricuperi di altro genere, che, perfino quando sono sinceri e limpidi, possono soltanto riparare qualche guasto infantile.

Allora trascinare una vita solo parziale e monca, o triste, o addirittura disperata?
Il ricupero dell’amore paterno (e materno) è sempre possibile, con un Padre autentico, che è Padre e non scimmiotta la paternità, come fanno amanti e psicologi.

Un Padre, che non recita ma è sempre disponibile ad abbracciare in quanto Padre. Francesco, quando s’accorse dell’incapacità del suo genitore di essere padre, voltò le spalle al genitore, perché scoprì di avere un autentico Padre nei cieli. Gesù viveva tutta la vita assieme a questo Padre, e ci esortò a non aver nessun padre in terra, perché l’unico Padre è quello dei cieli.

GCM 12.09.12