P12 Autoreferenza divinaIl capitolo 5 di Giovanni è un pozzo di annunci per incontrare il Padre, attraverso Gesù. Santi e teologi hanno attinto da tale capitolo motivi per la loro contemplazione e per la loro riflessione. Anche i teologi contemplano, se non pretendono di scoprire Dio, attraverso soltanto tecniche intellettualistiche. L’ultima parte del capitolo è una dichiarazione di pretta autoreferenza divina. Gesù inizia ad affermare la propria unità con il Padre, scartando addirittura il valore probante del suo precursore Giovanni Battista. Gesù non è Figlio del Padre perché tale l’ha riconosciuto o, peggio, costituito Giovanni. Egli rivendica la propria assolutezza e validità, perché divino è stato costituito dal Padre. Le stesse opere che egli compie, escono direttamente dalla fonte divina che è in Lui. Il Padre “divinizza” l’uomo che ha mandato. Giovanni può anche profetizzare, ma solo il Padre può divinizzarlo. Il Padre ha dato la consegna al Figlio di operare, e le opere dimostrano la fonte divina sgorgante nel Cristo. La testimonianza che Gesù è il Figlio del Padre, può essere desunta dalle opere. Gesù rimproverò i graziati dal pane stranamente moltiplicato, perché, anziché accorgersi dell’essenza divina dell’operazione, si sono fermati alla loro sazietà. Oltre a fornire Gesù di opere divine, autentica testimonianza, Il Padre stesso si è impegnato di dire “Questo è mio Figlio”. Giovanni aveva “visto” e testimoniato, ma “voi non avete mai ascoltato la sua voce, non visto la figura del Padre e non conservate in voi la sua Parola”. Il Padre è testimone e garante di Gesù. Gli uomini si garantiscono tra di loro. Gesù, Figlio, trova la propria garanzia dal Padre. Per noi è mera posizione di fede.
24.08.12
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