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Verso l'oltre

Una svista considerevole si abbatterebbe sulla sacra rappresentazione, se essa scivolasse verso lo spettacolo o verso la cultura accademica. Accademia e spettacolo avvelenano la sacra rappresentazione e la soffocano.


La sacra rappresentazione per essere capita e attuata, richiede un supplemento di finezza e di sensibilità, da aggiungere alla comune sensibilità per il teatro.

    Essa infatti deve essere rappresentata con mezzi poveri, proprio per non frapporre tra la rappresentazione e il "mistero" rappresentato la coltre spessa della spettacolarità: diventerebbe uno spettacolo a sipario chiuso. La spettacolarità, per natura sua, attira a sé; la sacra rappresentazione rimanda, per natura sua, ad altro da sé, ad altro più importante. La spettacolarità colpisce i sensi e l'emotività; la rappresentazione eleva i sensi verso un'interiorità ricca, delicata, tutta da contemplare e da scoprire.


Ricreare oggi la sacra rappresentazione, ha come scopo puramente secondario il ripescare quello che è stato compiuto nel passato. Anche il presente è attraversato da intensi richiami all'interiorità e al mistero. Richiami tanto più urgenti ed esigenti, quanto più la pesante atmosfera del produttivismo rischia di ottenebrare le arie terse della poesia e della preghiera.


I mezzi poveri si caratterizzano per la diafanità. La trasparenza riporta in modo lieve il trascendente nell'immanente, l'eterno nel tempo, il divino che si incarna nell'uomo.

    Mezzi poveri: ove occorra, anche povertà di ambizioni culturali, di sfoggio di conoscenza. Da quando l'intuizione religiosa e mistica è stata catturata dalla cultura accademica, la spontaneità del sentire la fede è precipitata nelle strettoie delle delimitazioni filosofiche, e si è spalancata la porta alle interpretazioni ereticali.


La Sacra Rappresentazione è un rimando al divino, non un suo imprigionamento nelle angustie sceniche.


GCM       29.05.02