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Trasparenza

Gesù è trasparenza di Dio, rivelazione dell'amore del Padre. Inoltre egli crea un contesto di uomini che continui ad attuare nei secoli questa trasparenza: "Andate e predicate la gioia a ogni uomo. Questi sono i segni che faranno da contorno ai fedeli [che parlano e che ascoltano]".

I segni sono rivelazioni di presenze arcane e vive. I segni, dei quali tratta il Vangelo ora citato non sono segno che rivelano una grandezza, ma invece una provvida cura dei credenti. Quando la chiesa, violentata dall'intrusione dei potenti (per troppo tempo!) ha preteso stoltamente di essere segno della potenza di Dio (e non solo con Gregorio settimo), si dimenticò che Dio costituì il proprio segno visibile attraverso l'incarnazione di Gesù, il Dio spogliato della divinità.

La chiesa è il segno di Gesù incarnato, che ancora oggi si trascina nel tempo.
Segno povero di un Cristo povero e poi risorto. Attraverso la povertà lascia trasparire la risurrezione.
E tutto nella chiesa diventa trasparenza significativa, che trasmette la realtà divina che tende a svelarsi (come indica l'etimologia del vocabolo mistero: muo).
La liturgia è trasparenza dell'indicibile, vicino e amante.
La paraliturgia partecipa di tale trasparenza. La sacra rappresentazione è paraliturgia.

È illecito ridurre la sacra rappresentazione a esibizione di attori, di registi, di ricerche accademiche. L'esibizione di attori o di accademie occupa altri spazi, non quelli di una chiesa, luogo di raccolta per la fede. Soprattutto occupa altre intenzioni che non la preghiera.

Sacra rappresentazione è trasparenza di Dio abbreviato in Gesù. Non è neppure agiografia, ma annuncio; non azione riflessa, ma intuizione immediata, come l'intuizione dei bambini, i quali hanno i loro angeli che "contemplano" la faccia del Padre.

GCM 07.06.02