Coralità mossa dallo Spirito
"Coloro che crederanno saranno circondati da segni" dice il Vangelo di Marco.
Il segno, cioè la trasparenza di Dio, non accompagna solamente
l'annunciatore del Vangelo, ma anche l'accogliente il Vangelo dentro di
sé. Quindi tutta la chiesa nel dire e nell'ascoltare, è trasparenza di
Gesù e del Padre. Purtroppo chi ascolta (anche il cattolico alla
messa domenicale, dove però ancora usa frequentarla) non s'avvede né
s'accorge di essere trasformato in "segno", mentre accetta la Parola.
La trasparenza avviene per ogni "annuncio" della parola di Dio. Tutta
la chiesa è annuncio. Tutti i segni sacramentali sono annuncio, e anche
le manifestazioni paraliturgiche. Tra queste si inserisce il dramma
sacro, o la sacra rappresentazione.
Trasparenza del mistero,
quindi, non è soltanto il testo letto, o la mimesi rappresentativa o il
canto che interpreta e spiega, ma anche l'uditore che assiste e che si
lascia coinvolgere nel mistero.
Da molto tempo in Italia, il
presbiterio si è trasformato in recinto, tagliato fuori dalla navata, e
il prete si è trasformato in attore, talvolta perfino in guitto
(ricordo il risus pascalis), in esibizione davanti a una platea passiva. Invece tutta la chiesa è mistero trasparente.
Conseguentemente, chi ascolta o partecipa a una liturgia, o a una
paraliturgia, è parte attiva del mistero e della sua trasparenza.
Perciò al nativo senso genuino della sacra rappresentazione, non si
adeguano solo i lettori, i figuranti, i registi o i musicisti, ma anche
gli invitati ad assistere. La pedagogia della sacra rappresentazione a
tutti si rivolge in vista di una coralità che, grazie allo Spirito,
accolga l'annuncio e lo faccia trasparire.
GCM 07.06.02
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