Semplici
Francesco d'Assisi parlava, gestiva, cantava in modo semplice e
immediato, da grande mistico ed artista quale egli era. Ma non nutriva
la coscienza di essere artista, e tanto meno voleva far l'artista. Egli
si riteneva semplicemente un "pazzo di Cristo". Parlava e gestiva semplice, perché soltanto in quel modo riusciva a comunicare con la gente semplice, cui si rivolgeva.
La
sacra rappresentazione di sapore francescano infatti non solo usa mezzi
poveri, ma si rivolge ai poveri. I ricchi hanno a loro disposizione
studi teologici e spettacoli. I poveri necessitano di cose piccole e ne
escono soddisfatti. "Ti ringrazio, o Padre, tu che possiedi tutto,
perché il tuo segreto non l'hai dissotterrato per i dotti e per i
saggi, ma lo hai rivelato ai piccoli. Sì, Padre, questo ti fa
piacere!".
Forse un errore fu rivolgersi ai ricchi e ai
sapienti per appoggiare la sacra rappresentazione. Il Vangelo è
retaggio dei poveri, e tutto ciò che proviene dal Vangelo è retaggio
dei poveri. Il ricco e il sapiente corrono il rischio non ipotetico
di servirsi della sacra rappresentazione per aumentare le proprie
informazioni o la propria ambizione. Il povero semplicemente segue il
testo, se ne imbeve, non ne instaura una dotta critica, non si serve
del testo per vantarsi, ma per convertirsi.
Quando crediamo di
esserci impadroniti delle cose che riguardano Dio, siamo otri rovinati,
che disperdono la Parola di Dio. Chi pretende di capire Dio, lo capirà
molto difficilmente e tardi. Chi si affida alla Parola e l'accoglie, fa
accendere dentro di sé lo Spirito che illumina.
Resta sempre vero che ai poveri è annunciata la buona novella.
GCM 09.07.02
|