La scelta
Un'associazione, che promuova le sacre rappresentazioni, può
rivestire diverse fisionomie. E queste fisionomie possono essere
accordate fra loro, ponendole in diversi piani.
- Chi
intende la sacra rappresentazione, seguendo alcuni schemi accademici
(anche discutibili, come ogni realtà umana, eppure validi), quale
studio delle attività medievali.
Costui considera le sacre
rappresentazioni quali espressioni del passato, da ricuperare negli
archivi ed eventualmente da ripresentare con mezzi moderni
(necessariamente). Qui l'anima della sacra rappresentazione non c'è
più, e essa diventa uno spettacolo, di solito poco convincente per la
vita di fede: quella vita di fede che suscitò la sacra rappresentazione
nel Medio Evo, e solo in funzione di essa perdurò e invigorì la sacra
rappresentazione.
- Chi
intende la sacra rappresentazione come uno dei modi di inoltrarsi oggi
nella vita di fede, e costruisce attività che nascano fresche, parlino
al cuore, siano partecipative, espressive, veritiere (non recitate,
appunto). Qui l'anima della sacra rappresentazione è presente e viva,
perché corrisponde all'oggi.
Nel primo caso, la sacra
rappresentazione fa parte del medievalismo, è curata da un'elite,
interessa pochi intenditori, e diventa fiore all'occhiello di alcuni
esperti (che Dio non voglia anche di alcuni pretenziosi intellettuali).
Nel secondo caso, la sacra rappresentazione si inserisce nella vita di
oggi, esce dalle accademie, interessa il popolo, è per natura sua
espressiva, sangue vivo e voce squillante. Diventa un laboratorio.
Un
frate francescano, pur rispettando studi e accademie, opta per l'arte
popolare del laboratorio, perché non è esclusivamente interessato
all'accademia, ma brama di presentare a tutti la parola di Dio, anche
con il mezzo visivo e cantato della sacra rappresentazione. Non teatro
o accademia, ma annuncio di paraliturgia. Questa scelta può costare
incomprensioni, critiche e proscrizioni, ma è chiara. Tale chiarezza
può disturbare qualcuno. Pazienza!
GCM 30.11.02
|