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L'antiteatro

Gli storici del teatro hanno la tendenza di inserire la sacra rappresentazione dentro la storia del teatro, magari definendola teatro minore. Questo si confonde forse con una specie di appropriazione indebita?

La sacra rappresentazione nasce e si mantiene modesta, dopo che in Europa il teatro stava del tutto assopito, in stato di ibernazione e di morte apparente.

La diffusione del Cristianesimo in Occidente aveva fatto estinguere lentamente il teatro classico, riproducente la mitologia pagana. Anche il teatro classico però era molto distante dal primo seme della rappresentazione, che semplicemente intendeva rivivere il rito del mito fondante.

All'opposto del rito religioso, il teatro si proponeva di far vedere (=spettacolo), mentre la rappresentazione tendeva a far rivivere.

Tuttavia il bisogno di rappresentare - teatro o non teatro - rimane nel cuore e nelle esigenze dell'uomo, e fa nascere la sacra rappresentazione, anche dopo l'estinzione del teatro, ma spogliando il teatro dalla spettacolarità.

Rappresentazione sacra, ossia figurazione di un evento che la trascende, e con il quale resta agganciata.

Forse non stona ricordare qui la differenza tra sacramento e rappresentazione. Il sacramento genera e porta Dio tra gli uomini: non è solamente richiamo del mito fondante, ma è continuazione concretata nell'oggi dello stesso evento fondante. Invece la rappresentazione sacra segue l'itinerario inverso: dal visibile porta verso l'invisibile, dal segno alla realtà. Nel sacramento si crea, nella rappresentazione si rimanda verso il rappresentato.

Il sacramento è "liturgia", la sacra rappresentazione è "paraliturgia". Nell'uno e nell'altro caso però, non troviamo lo spettacolo, ma l'incentivo a vivere e a partecipare. Non è teatro, e neppure dramma, ma fucina.

Il liturgo o il "paraliturgo" cristiano, stimola l'assemblea non a vedere semplicemente e passivamente, ma a partecipare a un evento che trascende e che s'incarna.

GCM 29.05.02