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La paura

La paura spesso attanaglia le persone. Noi ne siamo turbati, perché la paura degli altri ridesta le nostre paure nascoste e il nostro senso di impotenza nel non dare conforto al pauroso.

Incoraggiare con le nostre parole, è inutile che ce lo nascondiamo, sappiamo che non raggiunge nulla. Ci fu chi incoraggiava con la frase “Non temere”, però in lui quella frase era gravida della stessa potenza di quel Dio che creò il mondo.

Se anche le nostre povere parole di incoraggiamento sono intrise di preghiera, possono trasmettere qualche cosa della consolazione di Dio.

La strada per aiutare chi soffre di paura, è quella di accompagnare la paura, e non di combatterla o di ostacolarla. Accompagnare! Perché il Verbo divenne uomo, per far uscire l’uomo dal suo ginepraio di miseria e di peccato. L’arte dell’empatia, se vissuta con Gesù, è uno dei modi di vivere l’incarnazione: entrare nell’altro per camminare con lui; entrare nella sua paura per alleviarla condividendola, non schiacciandola.

La paura confessata nella sua vastità e condivisa con chi non la demonizza, in breve tempo diminuisce, e, spesso, scompare. Essere accompagnati è sempre un sollievo. Anche essere accompagnati durante la paura della morte.

Gesù, nel Gethsemani, lui, l’uomo sereno e padrone di sé “cominciò ad avere paura”, così ci riferisce S. Luca. E allora che cosa fa? Prega: vicinanza con il Padre. Sveglia gli apostoli, affinché veglino con lui: essere accompagnato nella paura. Gesù è sempre la nostra via, anche nella paura. E se Gesù è la via che instrada verso il Padre, anche la nostra paura può condurci al Padre.

GCM 13.04.11, pubblicato 22.09.11