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Sensi di colpa

Il nostro peccato trascina con sé il senso di colpa, che può durare tutto il resto della vita.

Al pentito Dio perdona il peccato. Egli desidera che il peccatore “vada in pace e non pecchi più” come Gesù dice all’adultera del Vangelo.

Ma Dio non cancella automaticamente e sempre il senso di colpa. Senso di colpa, che tanto più è pesante, quanto più esso si radica in una personalità narcisistica, perfezionista, decisionista.

I sensi di colpa, comunque, che perdurano anche dopo il perdono di Dio, non indicano la permanenza del peccato. I sensi di colpa sono lo scotto della nostra psiche, non il segno del non perdono. 

Gli scrupoli e la reiterazione delle accuse in confessione, non sono voci di Dio, ma resti delle nostre frustrazioni e indice del nostro permanente narcisismo, per l’idea di non esserci confessati bene... ossia perfettamente.

Troppo spesso la reiterazione delle confessioni, il cercare un “padre spirituale” che plachi il tormento, sono semplici segni, che esigono l’umiltà di ricorrere alla psicoterapia, e non il rifugiarsi presso un confessionale.

Però: quando la nostra fede, ci aiuta a credere davvero al perdono di Dio, allora la pace di Dio si effonde anche sulla nostra psiche e sui sensi di colpa.

La sicurezza del perdono di Dio, soprattutto per i misfatti, genera serenità di animo, uscita dal proprio egocentrismo, e vigore nel dono di noi.

Esistette un uomo chiamato Paolo che, pur conscio d’aver molto peccato, non si era raggomitolato sui propri sensi di colpa, ma si era donato libero a Dio e agli uomini.

GCM 01.02.11, pubblicato 25.06.11