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Inutilità

Ci sono degli aiuti del tutto inutili. Ricordo l’alluvione del 1966, quando operavo nel centro di raccolta per l’aiuto agli alluvionati. C’era gente che, a novembre, portava come aiuto costumi da bagno!

Oggi si rendono sempre più inutili le attività, che riportano le persone a ritrovare se stesse.

Anche tra i metodi psicoterapici, la tendenza maggiore è verso le forme direttive, allontanandosi da quelle non-direttive, ossia che fanno perno sulla persona e non sul cosiddetto terapeuta.

In altre parole, diventa inutile il guardare in profondità dentro di noi. Alla radice di questa inutilità, sta la diffusa abitudine della dipendenza. Si dipende da tutto, soprattutto dalla pubblicità, che sa essere tiranna vestita di velluto. Dipendere è gustoso, perché delle scelte nostre non vogliamo essere responsabili: responsabili sono gli altri, chi grida di più o chi prende per il naso di più. La responsabilità si è resa del tutto inutile.

Oggi molte persone, che ricoprono posti di autorità, richiamano al mondo dei valori. Richiamo che parte inutile e inutilizzabile, perché si rivolge alla coscienza. La coscienza non è indirizzata da un’istanza profonda e sicura. Difatti proprio chi declama i “valori”, non crede e non si aggancia al “valore” sicuro, unico: Dio. Il richiamo ai valori è inutile, perché questi valori si pretende siano attuati senza base: ossia una coscienza che risponda a Dio.

Il richiamo ai valori è inutile, perché si rivolge a coscienze indebolite dal loro mancato riferimento a Dio.

Se le persone non sono aiutate a entrare in se stesse e lì trovare Dio, tutte le spinte sono inutili.

GCM 27.11.10. pubblicato 27.02.11