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Smascherarci

La maschera più difficile a togliere, non è quella che presentiamo agli altri, ma quella che presentiamo a noi stessi.

Nella vita si sono addensati dentro di noi molti elementi, che ci vengono da ogni parte, e che noi stimiamo essre erba del nostro orto. Idee, sensazioni, convinzioni che si sono impadronite di noi, e che siamo certi siano il nostro profondo substrato, mentre sono una superfetazione.

Ciò che noi affermiamo essere il “nostro” carattere, non è altro che il puzzle delle infinite particelle che ci hanno influenzato: dai geni dei nostri genitori, agli stimoli dell’ambiente familiare e sociale e cosmico. Noi siamo noi? Io so che cosa sono io?

Eppure dentro di me è una parte genuina, mia: la vita. Questa è talmente mia, che io posso dire “io”.

Come raggiungere la radice del mio io senza scambiare per “me” l’agglomerato delle molte aggiunte che nell’esistenza io ho raccattato?

Devo ritornare alla fonte, per smettera la maschera, soprattutto la maschera delle mie incrostazioni caratteriali e delle mie convinzioni.

Ritornare alla fonte, a essere bambini, come dice il nostro Gesù, per ritornare nella semplicità della vita, dell’unica vita, che è vita eterna. Diventare bambini è smettere di mascherarci.

La strada è unica: “Io sono la via!”

Il nostro rispecchiare Gesù in noi, consiste nel nostro gettare la maschera, e reciprocamente. Gesù è lo specchio del Padre, l’immagine del Padre e della gloria divina. Noi siamo invitati a essere lo specchio di Gesù, che è uomo autentico proprio perché “ciò che piace a lui, io faccio sempre!”.

GCM 14.04.11, pubblicato 16.09.11