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Preghiera in Dio

“Io prego, ma non sono praticante, non vado in chiesa”. Molti si trovano in questa posizione nel confronto con Dio. Non abbandonano Dio. Dio non abbandona loro.

Resta però da osservare un particolare di non poca rilevanza.

Una posizione è quella di pregare. Preghiera può anche essere un mero raccoglimento. Può essere (ed è bene che lo sia) un parlare a Dio. Io qua e lui là, che ci parliamo.

Ma l’Eucarestia fa una spiccata differenza. Altro è pregare Dio, altro è pregare in Dio.

L’Eucarestia ci introduce in Dio, dentro il quale colloquiamo con il Padre, da figli. Pregare in Dio è trovarci soavemente immersi nella Trinità.

Così si passa da una preghiera vaga (io prego) a una preghiera implorante attraverso messaggio (io prego Dio), a una preghiera colloquiante (io prego in Dio).

Certamente questa preghiera di colloquio può essere condotta nel pieno silenzio. Essa è sempre un dono, che corrisponde all’amore di Dio che brama essere con la propria creatura e non staccato da essa.

La preghiera in Dio, appaga in pieno il cuore dell’uomo e il cuore di Dio, di quel Dio che, pur di essere in pieno contatto con l’uomo, ha deciso di farsi uomo lui stesso.

La preghiera in Dio è sempre contemplativa. Ogni sospiro e ogni parola si perdono nell’amplesso di Dio. Nulla di essa va perduto, perché nasce e sfocia in Dio. Anche le distrazioni (inizio di contemplazione?) si vivono in Dio, dal quale - vissuto nell’Eucarestia - nessuno e nulla può separarci. Paolo: “Chi ci può separare dall’amore di Dio?”

GCM 05.07.11, pubblicato 11.10.11