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Trinità - 4

Il Vangelo di Giovanni riferisce una frase di Gesù, che è reciproca rispetto al Padre. Infatti la frase recita: “Tutto ciò che il Padre ha, è mio”.

Di solito noi udiamo dire: “Tutto ciò che il Figlio ha, è del Padre”. Ma il testo di Giovanni è chiaro.

Innanzi tutto il testo è “Tutto ciò che il Padre ha” e non come è tradotto “Tutto ciò che il Padre possiede”. L’avere può includere anche il possesso, ma non si esaurisce nel possesso. Io ho ricchezze e intelligenza; ma io non possiedo l’intelligenza, perché ce l’ho.

Poi, ciò che il Padre ha viene dal Figlio, dice il testo. Si tratta quindi di reciprocità.

Nel versetto precedente, Gesù diceva che lo Spirito attinge a Gesù; ora si dice che il Padre ha ciò che è di Gesù.

L’espressione è pregnante: la connessione tra il Padre, Gesù e lo Spirito è così profonda che tutti e tre sono sulllo stesso livello, e sono reciproci gli uni agli altri.

E’ una connessione profonda, che la tradizione designa con il termine astratto “Trinità”. La concretezza, con la quale Gesù si esprime, ci presenta Padre, Figlio, Spirito Santo in comunione così piena, che tutto ciò che è dell’uno è pure dell’altro. Non come derivazione gerarchica, ma come comunione arcana e reale.

Liberamente una persona è nell’altra, che liberamente si dona: il “mio” di Gesù è affidato allo Spirito e al Padre.

Questa libertà alimenta la nostra libertà, perché nel Figlio, libero e generoso, siamo inseriti anche noi.

Il libero e amoroso integrarsi del Padre nel Figlio, è un integrarsi anche con i credenti. E se ciò che il Padre ha è del Figlio, ciò che il Padre ha è anche “dei figli”, che sono uno nel Cristo, come e poiché il Padre e il Figlio sono una realtà sola, unica.

GCM 05.06.10, pubblicato 11.10.10