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Trovare Dio

Sto leggendo un saggio, ancore inedito, che conclude con una frase lapidaria: “La ragione cerca Dio, la fede lo trova!”. L’intuizione contenuta non sorge come un fulmine a ciel sereno, ma scocca come scintilla, provocata dallo sfregamento del ferro sulla selce.

La ragione cerca Dio, anche quando non s’accorge di cercare Dio. In ogni verità cercata si nasconde qualche cosa della Verità. Il fascino della scoperta, non mostra che noi siamo dotati di un  “ingenium curiosum” solamente, ma anche di un vuoto che ricorda quell’inquietudine del cuore, finché non approda ad appoggiarsi in Dio.

Perché la fede trovi Dio, è necessario, prima di tutto che Dio sia disponibile e collaborante nel farsi trovare. La fede, infatti, non è solamente la facoltà più alta e ultima della mente e del cuore, ma è anche un accorgerci, per dono di Dio, che Dio si offre allo stesso ritrovamento di sé.

La fede è potenzialità di ogni uomo, ma non può raggiungere Dio, se prima Dio noin si presta al gioco della fede. L’uomo non è mai capace di raggiungere Dio, mentre è capace di accoglierlo, se lui si offre.

Tutta la fede dell’uomo rimane nel recinto dell’uomo, un recinto segnato da confini invalicabili, che, per loro energia, non possono toccare l’infinito. L’infinito si dona all’uomo “traducendosi”in modo da farsi comprensibile all’uomo. La traduzione di Dio, che si dona all’uomo, è sempre un riassunto ad uso degli studenti. Il profetismo è una traduzione di Dio, autorizzata da Dio stesso.

Il profeta svela Dio, Gesù lo “tira fuori” (secondo l’espressione biblica), la rivelazione tutta lo traduce. La fede lo trova nei limiti di una rivelazione. Ma noi desideriamo incontrarci con lui faccia a faccia, perché la nostra sete si estingua per sempre.

GCM 25.03.10 - Pubbl. 19.07.10